Nello scorso anno sono diventati rifiuti ben 53,6 milioni le tonnellate di cellulari, elettrodomestici vari, computer, dispositivi elettronici: un record assoluto.
Secondo il Global Waste Monitor 2020, infatti, i rifiuti elettronici sono in costante crescita (+ 21% negli ultimi cinque anni) e solamente il 17% di questi rifiuti viene effettivamente riciclato e rientra nel sistema sotto forma di materiali utili.
Le cause di tutto ciò sono da attribuirsi prevalentemente a:
- procedure inefficienti di smaltimento dei rifiuti elettronici
- il meccanismo di obsolescenza “programmata” che riduce la durata dei dispositivi
- un sistema produttivo che nella progettazione non considera il futuro smaltimento dei prodotti.
Pensiamo alle batterie degli smartphone che sono ormai integrate e sostituirle costa più che acquistare un nuovo dispositivo.
Che cosa ci aspetta
Il futuro, purtroppo, appare ancora più fosco.
Entro il 2030 si prevede che il volume degli e-waste non riciclati raddoppierà rispetto a quello del 2014. Le condizioni generali di vita delle popolazioni cresce e fa si che sempre più persone possano acquistare dispositivi elettronici.
In aggiunta, l’abbassamento dei prezzi medi rende possibile una rapida sostituzione degli stessi.
Il danno provocato dal mancato riciclaggio degli e-waste non è solo ambientale ma anche economico. Solo nel 2019 sono andate perse 50 tonnellate di metalli preziosi (mercurio, rame, ferro e oro) per un valore di quasi 56 milioni di euro.
La speranza è che i prodotti, anche grazie alle nuove direttive della UE, diventino sempre più efficienti e che anche i sistemi di riciclaggio e recupero dei metalli rari progrediscano rapidamente.