Le energie rinnovabili hanno continuato a crescere anche nel 2020, nonostante il lockdown dovuto alla pandemia. Questo, però, è un dato a livello globale che non rispecchia la situazione italiana.
Mentre in Europa la potenza installata superava i 650 GW, soprattutto grazie a fotovoltaico ed eolico, in Italia nel 2020 le nuove installazioni sono diminuite.
Il calo era già cominciato nel 2018 e lo scorso anno si è confermato.
Secondo i dati raccolti nel settimo rapporto dell’Energy & Strategy Group della School of management del Politecnico di Milano, le installazioni di impianti d’energia rinnovabile sono calati del 34,5% nel nostro Paese: 427 MW in meno rispetto al 2019.
A contribuire a questo crollo è stato soprattutto l’eolico che ha toccato un preoccupante -79% di installazioni, scese dai 413 MW del 2019 agli 85 MW del 2020.
A guidare la classifica delle installazioni nel 2020 è stato il fotovoltaico con 625 MW. Per quanto riguarda idroelettrico e biomasse, si sono fermati rispettivamente a 66 MW e 8 MW.
Insomma, sulle rinnovabili l’Italia è bloccata dal 2018.
Le ragioni del ritardo
Per una volta, gli investimenti nel settore non sembrano essere il problema. A frenare la corsa delle rinnovabili in Italia sembra essere, secondo il rapporto, la complessità delle norme e dei regolamenti del nostro Paese in materia.
Questo rallenterebbe lo sviluppo del mercato e causerebbe anche un aumento dei costi. I tempi di attesa lunghissimi per ottenere le autorizzazioni, infatti, spingono meno impianti a partecipare nelle aste e causano problemi organizzativi e di pianificazione.
È necessario fare chiarezza, ora più che mai, sulle procedure e i tempi di rilascio dei permessi.
Inoltre, gli operatori sono in attesa di capire la portata degli interventi che il governo Draghi ha inserito nella documentazione trasmessa all’Unione Europea per ottenere i fondi del Next Generation Ue.
Nel frattempo, prudentemente, preferiscono aspettare e rimandare la loro partecipazione alle prossime aste con il nuovo regolamento.
Non è un caso che nell’ultima asta del Gse (Gestore dei Servizi Energetici) la domanda delle imprese abbia coperto appena il 12% della capacità offerta.
Il Pnrr e le prospettive di crescita delle rinnovabili
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) prevede 5,9 miliardi di euro fino al 2026 per il settore delle rinnovabili, ma potrebbe non bastare per rimettere l’Italia al passo con l’Europa.
Secondo Davide Chiaroni, vicedirettore dell’Energy & Strategy Group, soltanto per centrare gli obiettivi del Piano energia e clima 2030 del precedente governo, le installazioni dovrebbero crescere del 175%.
La soluzione proposta da più parti è quella di una semplificazione dell’iter autorizzativo e un ammodernamento degli impianti e dell’infrastruttura di trasmissione.
Nell’ultimo anno sono state introdotte alcune norme a riguardo ma, secondo il rapporto del Politecnico e le opinioni degli operatori del settore, mancano ancora interventi davvero mirati per rilanciare il mercato delle rinnovabili in Italia. Manca un po’ di coraggio in più.
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