La crisi energetica attanaglia il nostro Paese come tutta l’Europa e l’attacco della Russia all’Ucraina rischia di far aumentare ancora di più il costo del gas e quindi il costo dell’energia. Mentre Draghi parla di riattivare alcune centrali a carbone e l’Europa guarda al GNL e all’idrogeno, la soluzione per l’Italia potrebbe essere più rapida ed efficiente, sia dal punto di vista economico che ambientale, di quanto si possa immaginare.
Sono tantissimi, infatti, i progetti di impianti di energie rinnovabili, soprattutto fotovoltaico ed eolico (anche offshore), in attesa di approvazione da parte di Terna. Ne basterebbero la metà per tagliare drasticamente le bollette, abbattere le emissioni di CO2 del nostro Paese, svincolarci dalla dipendenza dalla Russia e mettere un freno alla crisi energetica.
Crisi energetica: Il messaggio di Elettricità Futura al Governo
La proposta è arrivata da Agostino Re Rebaudengo, Presidente di Elettricità Futura, organizzazione di Confindustria che rappresenta il 50% della potenza installata rinnovabile in Italia. Nella conferenza stampa di Milano, il Presidente ha invitato il Governo ad agire congiuntamente alle Regioni per accelerare gli iter autorizzativi dei progetti entro giugno. Lo scopo è dare impulso al processo di transizione energetica e installare 60 GW di potenza rinnovabile nell’arco di 3 anni.
Questi 60 GW rappresentano solamente un terzo dei progetti in attesa di autorizzazione ma basterebbero ad alleviare la crisi energetica. Permetterebbero, infatti, all’Italia di risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas all’anno, che equivalgono al 20% del gas importato.
Inoltre, far partire i lavori nel settore delle rinnovabili creerebbe circa 80.000 nuovi posti di lavoro con tutte le conseguenze positive sull’economia che ciò porterebbe.
Pronti investimenti privati per 85 miliardi di euro
La proposta di Elettricità Futura contiene anche un importante impegno da parte delle aziende del settore, che investirebbero fino a 85 miliardi di euro nell’installazione di impianti rinnovabili. Non sarebbero, pertanto, necessari incentivi pubblici e la spesa a carico dei contribuenti sarebbe zero.
Ma i vantaggi non finiscono qui. Anche sul piano dell’impatto paesaggistico i timori di molte amministrazioni locali riguardo agli impianti di energie rinnovabili sono ingiustificati. La realizzazione dei già citati 60 GW di potenza rinnovabile, fondamentali per contrastare la crisi energetica, necessiterebbero di appena lo 0,1% della superficie nazionale. Un’inezia se paragonata alla superficie occupata dalle tante centrali a combustibili fossili e, più in generale, alla superficie cementificata del Paese (7%).
Gli ostacoli alle installazioni di energie rinnovabili
Oltre alle difficoltà e ai ritardi nell’iter di autorizzazione degli impianti, le ragioni della lentezza con cui sta aumentando la potenza rinnovabile installata in Italia sono legate a fattori locali.
Ancora troppo spesso, come mostrato da Legambiente nel rapporto “Scacco matto alle rinnovabili”, i ritardi sono dovuto all’opposizione delle amministrazioni locali o da gruppi di cittadini (comitati Nimby e Nimto) che temono danni al paesaggio. Naturalmente, si tratta di posizioni estreme che hanno origine da pregiudizi e scarsa conoscenza delle tecnologie in questione e dei loro vantaggi.
La sensazione è che la soluzione alla crisi energetica e all’aumento dei costi dell’energia sia a portata di mano ma per cogliere occorre, per una volta, ragionare come una collettività lasciando da parte gli interessi locali.