Il fotovoltaico ha trascinato la crescita di potenza rinnovabile installata (e quella della produzione elettrica) nel primo trimestre del 2022, lo ha mostrato l’Osservatorio FER di Anie Rinnovabili con l’analisi dei dati Gaudì di Terna.
Tra gennaio e marzo 2022 le nuove installazioni di impianti fotovoltaici hanno aggiunto al sistema di produzione elettrica ben 443 MW. Il trend è stato positivo in tutte le regioni ma, in particolare, la crescita ha interessato Basilicata e Lazio con +1415% e +811%.
Ulteriore ottima notizia è il dato riguardante gli impianti di grandi dimensioni (oltre 1 MW) che rappresentano il 28% della nuova potenza installata.
In flessione, invece, il comparto eolico che ha aggiunto soltanto 11 MW, soprattutto a causa dell’inefficienza dell’iter autorizzativo.
A seguire, troviamo l’idroelettrico che è tornato a crescere: nel primo trimestre 2022 ha visto un aumento di oltre il 53% (+10 MW) rispetto allo stesso periodo nel 2021. Solo un impianto però ha superato il megawatt, quello realizzato a Torino.
Nel complesso, le rinnovabili hanno visto l’installazione di 33.018 nuovi impianti equivalenti a una potenza installata di 454 MW. Si tratta di un balzo del 151% se confrontato con il periodo gennaio-marzo 2021. Come detto, però, la gran parte del contributo è stato dovuto al fotovoltaico che conferma il suo primato nel settore dell’energia green.
Inoltre, le previsioni per il 2022 fanno sperare in un nuovo record. Ne abbiamo parlato in un recente articolo che trovi a questo link.
Cresce la produzione fotovoltaica a maggio 2022
Anche la produzione elettrica rinnovabile ha fatto segnare incrementi interessanti nei primi mesi del 2022, in particolare nel mese di maggio. La drammatica siccità che sta interessando la nostra Penisola ha messo in ginocchio il comparto idroelettrico ma, allo stesso tempo, ha determinato l’aumento della produzione fotovoltaica.
Grazie al solare, infatti, a maggio le fonti rinnovabili hanno contribuito con il 44,6% alla produzione elettrica nazionale, soddisfacendo il 37% dei consumi totali del Paese. La ragione del picco di produzione è da attribuirsi all’anomala temperatura media mensile, superiore di quasi 3 gradi rispetto alla media del periodo.
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