I green jobs nelle rinnovabili sono in continuo aumento nel mondo. Grazie all’occupazione verde i posti di lavoro nel settore energetico sono tornati ai livelli precedenti alla pandemia.
Sono 700.000 i nuovi posti di lavoro nel 2021, nel 2020 erano stati 500.000. Un balzo in avanti che ha portato gli occupati mondiali nel settore delle energie rinnovabili a 12,7 milioni.
Questo è quanto emerge dal nuovo report di IRENA (International Renewable Energy Agency), “Renewable Energy and Jobs: Annual Review 2022”, che sottolinea il ruolo dei green jobs nelle rinnovabili nell’occupazione ai tempi del Covid.
Green jobs nelle rinnovabili, l’analisi di IRENA
Solare il testa
A livello globale, è ancora il settore dell’energia solare a guidare la crescita dei green jobs: sono stati 4,3 milioni i nuovi occupati nel 2021 e oltre un terzo della forza lavoro mondiale nelle energie rinnovabili è impiegata proprio in questo settore.
I Paesi che creano più posti di lavoro
Secondo il report di IRENA, gli attori principali nell’occupazione verde sono la Cina, primo produttore mondiale di pannelli fotovoltaici e forte anche nelle eolico offshore, e l’Europa, primo esportatore mondiale di tecnologie per l’eolico e produttore al mondo del 40% dell’energia eolica.
In Asia è forte anche l’India, con i suoi 10 GW di fotovoltaico, ma che rimane dipendente dall’importazione di pannelli dall’estero.
Nelle Americhe i produttori e datori di lavoro principali sono il Messico, primo produttore di pale eoliche, gli Stati Uniti, che stanno avviando la costruzione di una base industriale per l’emergente eolico offshore, e il Brasile, principale datore di lavoro nei biocarburanti che sta investendo anche su eolico e fotovoltaico.
Sussidi ambientalmente dannosi frenano i green jobs
I dati di IRENA mostrano come investire nelle energie rinnovabili sia fondamentale per sostenere l’occupazione, ma i governi continuano a finanziare le fonti fossili con i cosiddetti sussidi ambientalmente dannosi (Sad).
In Italia nel 2018 lo Stato ha destinato 19,7 miliardi di euro i fondi per i sussidi ambientalmente dannosi (Sad), dei quali ben 17,7 miliardi finisce alle fonti fossili. A questi si aggiungono 8,6 miliardi classificati come incerti che portano il totale oltre i 28 miliardi. Nel 2020, secondo Legambiente, i Sad sono saliti a 34,6 miliardi di euro.
E non finisce qui, i sussidi continuano a crescere: a livello globale nel 2021 le fonti fossili hanno beneficiato di quasi 700 miliardi di dollari.
La priorità dei governi dovrebbe essere spostare questi fondi dai Sad alle rinnovabili per favorire l’occupazione verde e contribuire al percorso verso gli obbiettivi climatici, ma anche per formare la futura forza lavoro.