La COP27 di Sharm el-Sheikh, Egitto, si avvicina: è in programma dal 6 al 18 novembre. La ventisettesima conferenza sul cambiamento climatico si prospetta come cruciale per il futuro del Pianeta.
Dopo il deludente summit di Glasgow (COP26), ci si aspetta che a Sharm el-Sheikh i rappresentati delle nazioni trovino i necessari accordi per mettere in pratica gli impegni già presi, fissare obbiettivi climatici ambiziosi e agire concretamente sul clima.
Gli obbiettivi della conferenza sono molteplici e tutti fondamentali, in questo articolo ci concentreremo su quelli più urgenti. Poi passeremo a ribadire quali siano e quale portata abbiano i rischi che il Pianeta sta correndo a causa del riscaldamento climatico e dell’immobilismo dei governi.
4 obbiettivi da centrare nella COP27
Come detto, sono tante le questioni su cui verterà il dibattito della conferenza sul cambiamento climatico di Sharm el-Sheikh, ma sono quattro i punti cruciali su cui i Paesi dovranno accordarsi.
Mitigazione del cambiamento climatico
Prima di tutto, il macro tema al centro del summit: la mitigazione del cambiamento climatico. Come è ormai noto l’umanità ha oltrepassato il punto di non ritorno, ciò significa che non è più possibile invertire il riscaldamento del globo. Ciò che invece può (e deve) ancora essere fatto è contenere il riscaldamento al fine di alleviare le conseguenze disastrose dello sconvolgimento climatico.
Come stanno agendo i paesi per mantenere la soglia degli 1,5° di media entro il 2030 fissata fin dalla COP21 e confermata dalla COP26?
Un anno fa gli impegni presi sono risultati insufficienti, pertanto nella COP27 ci si aspetta che i paesi presentino obbiettivi di contenimento delle emissioni di CO2 considerevolmente più ambiziosi. In caso contrario si parlerà dell’ennesimo accordo inefficace.
Aumento dei finanziamenti per l’adattamento ai cambiamenti climatici
Il cambiamento climatico è un processo già in corso e gli effetti sono chiaramente visibili: temperature sopra la media, siccità, incendi, fenomeni meteorologici estremi, scioglimento dei ghiacciai, acidificazione e riscaldamento dei mari e molto altro. Preso coscienza di questa situazione critica è necessario agire per adattarsi alle nuove condizioni in cui il mondo si trova a vivere. In particolare, è necessario proteggere quei paesi che non posseggono i mezzi e le competenze per contrastare questo fenomeno. A questo scopo la conferenza di Parigi aveva stabilito che i paesi economicamente più avanzati finanziassero quelli più fragili e a quella di Glasgow i paesi sviluppati avevano accettato di raddoppiare i finanziamenti. Detto che ad oggi, le promesse non sono state interamente mantenute, tra gli obbiettivi della COP27 dovrà esserci anche quello di aumentare ulteriormente i finanziamenti per l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Rispetto degli accordi precedenti sui finanziamenti
Come accennato, i paesi sviluppati non hanno rispettato gli accordi precedenti sui finanziamenti per il clima: parliamo di 100 miliardi di dollari all’anno promessi negli accordi di Copenaghen nel 2009, un obbiettivo che è molto lontano da essere raggiunto. È doveroso quindi aspettarsi che a Sharm el-Sheikh i paesi sviluppati mettano in pratica quanto promesso.
Meccanismo Loss and Damage
Infine, si discuterà del meccanismo Loss and Damage. Il cambiamento climatico è stato causato in larga parte dalle attività dei paesi economicamente sviluppati ma le conseguenze più gravi le stanno subendo i paesi in via di sviluppo. Pertanto questi ultimi chiedono un risarcimento da parte dei paesi ricchi. Ad oggi soltanto la Danimarca si è impegnata in tal senso con la promessa di stanziare 13 milioni di dollari.
Che cosa si rischia in caso dell’ennesimo buco nell’acqua
Conferenza dopo conferenza i paesi hanno rinviato di decenni una reale e decisa azione di contrasto al cambiamento climatico. Perciò quali sono i rischi e le prospettive per il futuro, soprattutto nell’eventualità di un ulteriore rinvio degli obbiettivi climatici?
Abbiamo già ricordato che l’obbiettivo degli 1,5° è seriamente a rischio se non irrimediabilmente compromesso, perciò le prospettive per il futuro sono piuttosto cupe. Secondo l’ultimo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), esiste il rischio reale di un aumento di 2,8° entro la fine del secolo.
Se interventi concreti, massicci e congiunti non arriveranno presto, come ha affermato il segretario generale dell’ONU António Guterres, la finestra temporale in cui è possibile agire si chiuderà. Il tempo stringe, auguriamoci che la COP27 rappresenti una svolta.