Nell’economia circolare il nostro Paese è leader in Europa. Questo è quanto emerge dal rapporto “Il Riciclo in Italia”, della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile.
Sorpresi? Noi no, ne avevamo già parlato in questo articolo in cui elencavamo alcuni delle aziende più virtuose d’Italia.
La percentuale di rifiuti riciclati in Italia ha raggiunto il 72%, contro una media UE che si ferma al 53%. Inoltre, nel 2021 abbiamo raggiunto e superato di oltre l’8% il target UE al 2025 di riciclo del packaging post consumo e del 3,3% l’obiettivo fissato al 2030.
Nel nostro Paese, il riciclaggio ha visto uno sviluppo notevole negli ultimi vent’anni, inserendosi nell’economia come fattore di crescita sostenibile e creazione di nuovi posti di lavoro.
Vediamo qualche interessante dato sull’evoluzione dell’economia circolare in Italia.
Economia circolare e riciclaggio dei rifiuti: una crescita notevole
Il rapporto della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile ha preso in esame il periodo che va dall’anno 2000 al 2020 e i risultati sono stati molto incoraggianti. In vent’anni i rifiuti avviati al riciclo (di materia ed energia) sono più che raddoppiati: da 30 milioni di tonnellate a circa 65 milioni di tonnellate, delle quali ben 54 sono state riciclate e reimmesse nel mercato. Allo stesso tempo, l’avvio a smaltimento è calato vistosamente, passando da 32 a 12 milioni di tonnellate di rifiuti.
Il riciclo dei rifiuti, da solo, ha interessato 54 milioni di tonnellate nel 2020, (47% del totale gestito): si è trattato soprattutto di metalli (18 Mt), rifiuti organici (13 Mt) e carta (7 Mt). In quanto a percentuale di riciclaggio dei rifiuti invece, sale sul podio anche il vetro: metalli (95%), vetro (91%), carta (84%).
Oltre alla forte diminuzione dell’impatto ambientale dei rifiuti, questo ha permesso la nascita di un nuovo settore industriale che nel 2020 contava già 4.800 imprese che generano un valore aggiunto di 10,5 miliardi di euro e danno lavoro a 236.365 addetti.
Un settore industriale virtuoso
Nell’arco di vent’anni la gestione dei rifiuti si è costituita come un vero e proprio settore industriale all’avanguardia. Lo dimostra il fatto che nel 2020 ben il 70% dei rifiuti sia stato riciclato da operatori professionali specializzati nella gestione dei rifiuti.
Com’è caratteristico del panorama italiano, le attività di gestione rifiuti sono prevalentemente di piccole e medie dimensioni. Il 62% impiega meno di 10 addetti, mentre quelle che contano almeno 250 dipendenti rappresenta appena il 5%. La maggior parte della forza lavoro però è impiegata dalle grandi aziende con il 66% degli addetti.
L’occupazione nel settore è in forte crescita: in dieci anni gli occupati in aziende che si occupano prevalentemente di riciclaggio è cresciuta del 40%, mentre nelle aziende che offrono il recupero dei rifiuti del 6%.
I RAEE: una nota dolente
Abbiamo parlato di un’Italia leader nella UE per riciclaggio dei rifiuti ed economia circolare ma c’è purtroppo un tassello mancante: i rifiuti elettronici, i cosiddetti RAEE.
Nel 2021 nel nostro Paese sono state raccolte e smaltite 385.258 tonnellate di RAEE, una quantità notevole che però è ancora ampiamente al di sotto della media europea: 6,46 Kg pro-capite all’anno contro i 10 Kg pro-capite della UE.
Su questo fronte è necessario e possibile fare di più, vista la crescita vertiginosa dei rifiuti elettronici anche nel nostro Paese, che solo dal 2020 al 2021 sono aumentati del 5,3%.